Esperienza di servizio a Lourdes
Ogni anno, con l’arrivo della stagione estiva, rinnovo un’esperienza che ha segnato e arricchito la mia vita: l’incontro con le persone ammalate a Lourdes. Quando sentiamo parlare di una persona malata subito pensiamo alla malattia fisica, ma è proprio in quel luogo che iniziai a comprendere che la malattia non riguarda solamente il fisico, ma anche l’anima. Per queste ragioni, con il passare degli anni, non solo ho incontrato i malati nel fisico, ma anche nell’anima e, tra questi, mi resi conto di farne parte anch’io.
Ricordo bene la prima volta quando arrivai a Lourdes nel 2007: vidi il santuario e, quasi guidato dalla grande presenza dei pellegrini, mi trovai davanti al luogo delle apparizioni. Guardai incuriosito coloro che accompagnavano i malati, i volontari, i bambini e i giovani, gli adulti e gli anziani che, passando sotto la grotta, toccavano la roccia per poi fermarsi a pregare davanti alla statua.
Tra i motivi per cui sentiamo parlare del santuario di Lourdes grazie alle apparizioni della Vergine, vi è sicuramente quello della sorgente miracolosa; sono tanti infatti gli ammalati, nel fisico e non, che prima di rientrare a casa desiderano fare il bagno nelle piscine. In questo santuario, però, sono presenti delle “piscine” particolari che sono i confessionali, un luogo che richiama alla guarigione interiore.
Di questa guarigione interiore sento di aver bisogno anch’io. La mia vita rassomiglia spesso ad un’altalena, con periodi di grande slancio alternati a periodi di tiepidezza interiore. Grazie a questa esperienza, quest’anno ho deciso di vivere un tempo in cui potessi prendermi cura di me stesso attraverso gli esercizi spirituali. Il predicatore mi ha accompagnato guidandomi nelle vicende della vita di Gesù narrate dall’evangelista Giovanni, grazie alle quali mi sono potuto interrogare sulla maturità del mio cammino fino ad oggi. Anche in una storia vocazionale, dopo lo slancio gioioso dei primi anni, arriva il tempo della realtà quotidiana con tutte le delusioni e le problematiche da affrontare, e per questo è importante ritagliarsi un tempo per nutrire la propria vita spirituale accogliendo ciò che ci viene donato. Alcune volte basta poco: uno sguardo, un sorriso!
Bernadette testimonierà che «la Signora mi guardava come una persona guarda un’altra persona», cioè con rispetto. “Aquerò” (“quella là”), come veniva chiamata dalla poco più che adolescente di Lourdes, con questi gesti, le donò dignità e considerazione.
Sono passati quindici anni dalla prima volta in cui andai a Lourdes e, grazie all’aiuto donato e ricevuto, sono sempre rientrato a casa con sentimenti di piena gratitudine.
Michel Loi
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