Spiritualità con i monaci di Praglia
Per due estati consecutive l’Abbazia di Praglia è stata – e rimane – un importante riferimento per trascorrere qualche giorno nel silenzio e nella preghiera, per una rilettura dell’anno seminaristico appena trascorso e per un po’ di riposo.
Costruita tra l’XI e il XII secolo alle pendici dei Colli Euganei, l’Abbazia di Praglia conta attualmente poco più di 30 membri ed è la comunità benedettina (maschile) più numerosa d’Italia. La maggior parte dei monaci vive stabilmente a Praglia, mentre alcuni di essi vivono nelle tre case dipendenti di San Giorgio Maggiore, a Venezia, Monte della Madonna, a Teolo, e Sadhu Benedict Moth, in Bangladesh.
Ogni giorno i monaci si dedicano alla celebrazione comunitaria della Liturgia delle Ore e dell’Eucaristia, assieme alla personale relazione con la Parola di Dio mediante la Lectio Divina, strumento con cui il monaco si allena a riconoscere la voce del Signore. Un altro aspetto che caratterizza la vita dei monaci è quello del lavoro, essenziale per San Benedetto. Attraverso di esso i monaci guadagnano da vivere, provvedono alla manutenzione ordinaria del monastero e vanno in aiuto a varie situazioni di bisogno e povertà.
Ma oltre a preghiera e lavoro, un aspetto centrale della vita monastica è proprio l’ospitalità, così come esige la Regola: «Tutti gli ospiti che sopravvengono siano accolti come Cristo perché lui stesso dirà: Sono stato ospite e mi avete accolto» (RB 53). L’ospitalità benedettina è un’esperienza pienamente spirituale, umana e culturale che permette agli ospiti di vivere un periodo di raccoglimento e ricerca spirituale intenso attraverso la partecipazione alla vita dei monaci
La giornata comincia la mattina presto (5.15) con la preghiera del Mattutino e uno spazio per la Lectio Divina personale di circa un’ora. Seguono le Lodi, la celebrazione dell’Eucaristia e l’Ora Terza.
Durante la mattina si ha la possibilità di collaborare al lavoro che i monaci svolgono quotidianamente nel monastero, come nel laboratorio erboristico o del miele. La giornata si conclude con la preghiera dell’Ora Sesta e il pranzo. Tutti i pasti si svolgono con un rigoroso silenzio, in cui l’unica voce è quella del lettore che accompagna il pasto con delle letture spirituali.
Nel pomeriggio, dopo la preghiera dell’Ora Nona, si ha del tempo libero per la preghiera personale, colloqui con i monaci e per visitare, anche con una guida, le aree di interesse del monastero: tre dei quattro chiostri presenti (il quarto non è visitabile perché nella clausura), la sala capitolare del XV-XVI sec., il refettorio monumentale dello stesso periodo, la loggetta detta “del Fogazzaro”, in omaggio allo scrittore vicentino che la descrisse nel suo Piccolo mondo moderno, la biblioteca antica del sec. XVI e la chiesa abbaziale del XV-XVI sec. dedicata alla Beata Vergine Maria Assunta.
Dopo la preghiera dei Vespri, la cena e Compieta, il suono delle campane ricorda che la giornata è giunta ormai al termine e tutti sono invitati a rientrare nella propria cella e mantenere un clima di silenzio fino all’indomani.
Enrico Muscas
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