La Dichiarazione Dignitas infinita circa la dignità umana/3 

Proseguiamo con la serie dei contributi (qui e qui i precedenti) che illustrano i principali punti chiave della Dichiarazione Dignitas infinita del Dicastero per la Dottrina della Fede.

Motivazioni teologiche circa la dignità umana

Il secondo capitolo, dai tratti più marcatamente teologici, riguarda le motivazioni per cui «la Chiesa proclama l’uguale dignità di tutti gli esseri umani, indipendentemente dalla loro condizione di vita o dalle loro qualità» (DI 17). Si tratta in sostanza di tre ragioni, legate a tre fondamentali realtà della fede cristiana: l’uomo creato a immagine di Dio (creazione), l’uomo pienamente rivelato da Gesù Cristo (incarnazione) e l’uomo chiamato alla comunione con Dio (resurrezione).

L’uomo creato a immagine di Dio

La Rivelazione mostra il legame fondativo tra l’essere umano e Dio: il racconto fondativo di Gen 1 stabilisce un rapporto originario e originante tra i Creatore e la creatura, plasmata dalla terra a immagine somigliante divina. È per questa provenienza, testimoniata dalla presenza dell’impronta di Dio su ogni essere umano (Gen 1,26) che la creazione getta luce sulla dignità umana: Dio ha creato l’uomo affinché lo conoscesse, lo amasse e stabilisse rapporti di fraternità e pace con gli altri esseri creati. Stando fedeli alla mentalità ebraica che sta dietro il racconto di creazione, l’essere umano è considerato come un’unità organica (nel mondo ebraico non erano presenti le distinzione tra corpo e anima). Così, se la creatura partecipa dell’immagine di Dio in ogni fibra e dimensione del suo essere, «la dignità si riferisce non solo all’anima, ma alla persona come unità inscindibile, e dunque inerisce anche al suo corpo» (DI 18).

Si può notare come il testo proponga una visione olistica dell’uomo, tenendo insieme le due dimensioni di anima e corpo di matrice greca. Avendo citato Gen 1,26 sarebbe però stato più opportuno insistere su una terminologia biblica più corrispondente alla cultura in cui il racconto fondativo della creazione dell’essere umano ha avuto origine. Inoltre, fondare teologicamente la dignità sulla creazione garantisce che essa sia proprietà costitutiva di ogni essere umano anche non cristiano.

L’uomo pienamente rivelato da Gesù Cristo

Oltre ad essere stato creato a immagine e somiglianza di Dio, l’essere umano è creato a immagine del Figlio, colui che del Padre è «immagine del Dio invisibile [εἰκὼν τοῦ θεοῦ τοῦ ἀοράτου]» (Col 1,15; cfr 2Cor 4,4). Con l’assunzione della carne, il Verbo di Dio «ha confermato la dignità del corpo e dell’anima costitutivi dell’essere umano» (Dignitas personæ, 7), poiché in virtù dell’incarnazione Cristo si è legato in qualche modo ad ogni uomo (GS 22). Da questo discende che «ogni essere umano possiede una dignità inestimabile, per il solo fatto di appartenere alla stessa comunità umana» (DI 19). Inoltre, non solo per la sua natura teandrica (umano-divina) ma anche per le sue opere (che l’hanno espressa), Cristo ha rivelato pienamente la dignità di ogni persona: con l’annuncio dell’appartenenza del Regno ai poveri e agli uomini, le guarigioni dalle malattie fisiche e spirituali egli ha rivelato che «l’essere umano è tanto più “degno” di rispetto e di amore quanto più è debole, misero e sofferente» (DI 19).

L’uomo destinato alla comunione con Dio

L’essere umano è destinato alla comunione con Dio: scopo autentico della sua esistenza è l’unione con il suo Creatore, che lo ha da sempre chiamato all’eterna felicità dello stare con lui. In altri termini, la resurrezione di Cristo illumina ulteriormente la dignità della persona. Infatti la dignità dell’essere umano «non è legata solo alle sue origini, al suo venire da Dio, ma anche al suo fine, al suo destino di comunione con Dio» (Evangelium vitæ, 38).

A questa chiamata, l’uomo può corrispondere con la propria libera decisione in una dinamica chiarita dalla distinzione tra immagine e somiglianza di Genesi. Se da una parte l’immagine di Dio non può essere cancellata e perciò la dignità non può mai essere persa, dall’altra la somiglianza a cui ciascuno è chiamato può essere avvicinata se ci si orienta verso il bene, cercando di vivere all’altezza della propria dignità. Così è possibile comprendere «in che senso il peccato possa ferire ed offuscare la dignità umana, come atto contrario ad essa, ma, nello stesso tempo, che esso non può mai cancellare il fatto che l’essere umano sia stato creato ad immagine di Dio» (DI 22).

Davide Ambu

 

 

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