Giornata diocesana ministranti 2025

Giornata diocesana ministranti 2025

Giornata diocesana ministranti 2025

Il Seminario Arcivescovile e l’Ufficio Diocesano per la Pastorale delle Vocazioni sono lieti di annunciare la Giornata Diocesana dei Ministranti, che si terrà il 25 aprile 2025 presso il Seminario Arcivescovile. Un’opportunità speciale per tutti i ministranti della nostra diocesi di incontrarsi, crescere insieme e rinnovare il proprio impegno nel servizio liturgico.

Germogli di speranza

Pensando al tema giubilare possiamo dire che i nostri chierichetti sono come dei germogli di speranza. Essi, infatti, non solo svolgono un servizio nelle liturgie, per aiutare il popolo di Dio a celebrare il culto, fonte di speranza, ma sono anche stimolati a trasfondere nella vita quanto hanno appreso nel servizio della celebrazione del mistero.

La Giornata Diocesana Ministranti vuole dare a loro una opportunità unica di incontrare altri coetanei animati dalla stessa passione e di condividere momenti di riflessione, preghiera e gioco.

Organizzazione e partecipazione

La preparazione e lo svolgimento dell’evento saranno curati dai seminaristi, dall’equipe di Pastorale Vocazionale e dagli animatori di alcuni oratori della diocesi, che accompagneranno i ragazzi nel corso della giornata.

Iscrizioni

Per partecipare alla Giornata Diocesana dei Ministranti, ti invitiamo a compilare l’apposito Modulo di iscrizione e a inviarlo all’indirizzo email: pastoralevocazionale.cagliari@gmail.com. Ti ricordiamo che le iscrizioni scadono il 20 aprile 2025, quindi assicurati di inviare il modulo entro quella data per garantire la tua partecipazione.

Non vediamo l’ora di accoglierti il 25 aprile in Seminario!

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«Ritrovarsi»: l’esperienza pastorale a San Pantaleo

«Ritrovarsi»: l’esperienza pastorale a San Pantaleo

«Ritrovarsi»: l’esperienza pastorale a San Pantaleo

“Aggiungi un posto a tavola che c’è un amico in più”, così cantava Johnny Dorelli nel 1974. E così è iniziato questo secondo anno di esperienza pastorale trascorso presso la Parrocchia San Pantaleo in Dolianova, amministrata dal parroco don Mario Pili. Difatti, a me e Mario, un compagno proveniente dalla diocesi di Ozieri, quest’anno si è unito a noi anche Lorenzo, dalla diocesi di Nuoro.

Ritornare nella comunità è stato come un ritrovarsi, un risentirsi accolto come in una famiglia. L’esperienza pastorale non è semplicemente un pezzo della formazione in seminario, bensì un fare esperienza di quella missionarietà di cui sono stati investiti gli stessi discepoli, inviati ad annunciare la Parola che salva. Un annuncio che si fa sguardo, gesti, parole.

Il rischio di un secondo anno in una realtà parrocchiale potrebbe essere quello di adagiarsi su schemi prestabiliti; allo stesso tempo, questo può costituire una sfida importante per scendere ancor più in profondità, approfondire relazioni, crescere nella fraternità, esplorare realtà ancora sconosciute.

Dalla celebrazione eucaristica ai momenti di formazione tra Azione Cattolica e catechismo, dall’oratorio alle visite alle famiglie, tutto concorre a gustare la dimensione comunitaria della Chiesa, dove tutti siamo chiamati a vivere come membra vive, nella comunione e nell’Amore.

In quest’Anno Santo, non sono mancate le celebrazioni giubilari nella Cattedrale di Dolia, presiedute dall’Arcivescovo mons. Baturi, dalla celebrazione di inizio Cammino Giubilare alla celebrazione foraniale. Occasioni per fare memoria dell’essere parte della Chiesa Universale che cammina incontro a Cristo, sorretta dalla virtù della Speranza.

Ancora, la presenza ogni domenica di uno dei seminaristi, per la celebrazione eucaristica presieduta da don Francesco Meloni, sacerdote anziano, presso la casa di riposo “Monsignor E. Piovella”, è vivere la misericordia verso gli ammalati alla quale il San Padre ancor più ci esorta in questo Giubileo. Stare vicino agli ammalati e agli anziani è “valorizzare il tesoro che sono, la loro esperienza di vita, la sapienza di cui sono portatori e il contributo che sono in grado di offrire” (Spes non confundit, 14).

Rinnovo la mia gratitudine al Signore per ciò che opera nella comunità di San Pantaleo, per ogni momento donato, e per la sete di incontro e umanità, affinché mai si plachi. La gratitudine a Dio si estende alla comunità intera, dalla quale continuo a imparare a lasciarmi condurre anche come figlio, accolto da una famiglia particolare di Cristo. Ed è gratitudine che si esprime anche verso don Mario che, anche tra le difficoltà, conduce il gregge a lui affidato con gioia, sincerità e umiltà, nella fedeltà a Cristo, Albero da cui sgorga la Vita.

Michele Fanunza

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Veglia vocazionale a Quartu: preghiera e testimonianza

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Sabato [23 marzo], la chiesa parrocchiale di San Luca a Quartu Sant'Elena ha ospitato la veglia di preghiera per le vocazioni, promossa dall'Ufficio Diocesano di Pastorale Vocazionale, che ha coinvolto numerosi giovani e fedeli provenienti dalle diverse comunità della...

Ordinazione episcopale di S.E. Mons. Giuseppe Luigi Spiga

Ordinazione episcopale di S.E. Mons. Giuseppe Luigi Spiga

Ordinazione episcopale di S.E. Mons. Giuseppe Luigi Spiga

A seguito dell’annuncio del 17 febbraio scorso, con cui Papa Francesco ha nominato don Giuseppe Luigi Spiga Vescovo di Grajaú, le Diocesi di Cagliari, Grajaú e Viana comunicano che l’ordinazione episcopale del vescovo eletto avverrà domenica 18 maggio 2025  a Grajaú. Durante la stessa celebrazione, S.E. Mons. Spiga prenderà possesso canonico della diocesi di Grajaú

Oltre ad esserne stato alunno, S.E. Mons. Spiga è stato Vicerettore del Seminario Arcivescovile dal 1996 al 2002.

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Veglia vocazionale a Quartu: preghiera e testimonianza

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Sabato [23 marzo], la chiesa parrocchiale di San Luca a Quartu Sant’Elena ha ospitato la veglia di preghiera per le vocazioni, promossa dall’Ufficio Diocesano di Pastorale Vocazionale, che ha coinvolto numerosi giovani e fedeli provenienti dalle diverse comunità della diocesi e dall’hinterland cagliaritano.

Il tema della veglia si è ispirato al brano dei discepoli di Emmaus, che ha guidato i presenti in una riflessione sulla scoperta della presenza di Dio nelle vicende quotidiane e sul misterioso e luminoso incontro con Cristo.

È stata anche condivisa la testimonianza vocazionale e missionaria di padre Ivan Garro, giovane prete e religioso Oblato di Maria Immacolata, a cui è seguita l’omelia dell’Arcivescovo, che con parole appassionate si è rivolto specialmente ai giovani. Le tre parole sulle quali si è incentrata la sua meditazione sono state felicità, magnanimità e umiltà. Un accorato invito a vivere una vita piena di significato, capace di dare e ricevere con un cuore aperto e pronto a seguire la chiamata divina.

Al termine della serata, don Roberto Ghiani, rettore del Seminario e direttore dell’Ufficio Diocesano di Pastorale Vocazionale, ha ringraziato tutti i presenti, i parrocchiani e il parroco don Collu, per la partecipazione e l’accoglienza. Ha ricordato a tutti la potenza della preghiera, prima e fondamentale attività di pastorale vocazionale.

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“In Cammino con la Parola: Vangelo della Quaresima” III DOMENICA DI QUARESIMA – ANNO C

“In Cammino con la Parola: Vangelo della Quaresima” III DOMENICA DI QUARESIMA – ANNO C

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 13, 1-9
 
In quel tempo, si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo.
O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».
Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”». 

“…ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo” dice il Signore nel Vangelo di questa domenica. Siamo chiamati in questo tempo particolare che è la Quaresima a scoprire l’esigenza di cambiamento; in una realtà lacerata da divisioni, guerre, liti, avversità e contrarietà potrebbe capitare di esigere il cambiamento degli altri, di chi ci sta intorno perché le cose non vanno come vorremmo. Ma la Quaresima impone davanti alla nostra faccia, spesso protesa solo verso il nostro ventre desiderosi di riempirlo, questa verità: cambia te stesso.

Il Signore ci chiede di convertirci, di cambiare ciò che siamo dal negativo al positivo: egli sa che, come l’albero che non porta frutto, potremmo dare tanti frutti buoni se ci lasciassimo lavorare da Lui, agricoltore. Ma perché imporci, perché metterci davanti la cruda realtà di un cambiamento personale? Dice il salmo 48: “Ma l’uomo nella prosperità non comprende, è come gli animali che periscono. Questa è la sorte di chi confida in sé stesso”. In un’epoca segnata da ogni comodità, da ogni possibilità tecnica, dalla possibilità di poter esprimere e ottenere ogni tipo di piacere e desiderio, l’uomo – cioè tutti noi – rischia di vivere solo in funzione di sé, del “bisogno” di riempire la propria pancia, i propri vuoti, i propri desideri. Ma è bene che ci ricordiamo che noi siamo più di questo: non solo siamo a immagine e somiglianza di Dio, ma Dio si è fatto uomo come noi.

Se non ci convertiremo da questo modo di vivere, periremo tutti allo stesso modo cioè schiavi di noi stessi, schiavi di un modo di vivere diverso da quello pensato da Dio, nostro Padre e creatore, per noi, per una vita piena e felice. “Ecco ora il momento favorevole” direbbe San Paolo, tempo favorevole per guardarci allo specchio e chiederci: ma davvero io sono a posto così? Non ho nulla da rivedere nella mia vita? Il Signore è felice di me? È questo un momento favorevole per interrogarci su come stiamo camminando verso la vita eterna – “se” stiamo camminando – e vedere quanto ancora dobbiamo lasciare fare al Signore perché possiamo portare frutti. Sant’Agostino nelle sue Confessioni scriveva: “Tardi ti ho amato, bellezza così antica e così nuova, tardi ti ho amato. Tu eri dentro di me, e io fuori.E là ti cercavo”. Se solo riconoscessimo la presenza di Dio nella nostra vita, come dice sant’Agostino! Scopriremo, allora, la presenza di un Altro che brucia d’amore, come il roveto ardente davanti a Mosè, che brucia d’amore per noi e vuole che anche noi accendiamo questo fuoco di vita e di amore per lui: convertiamoci, dunque, a questo Signore della vita.

Diac. Lorenzo Vacca

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