Il ministero del lettorato: intervista ad Alessio Pilloni

Il ministero del lettorato: intervista ad Alessio Pilloni

Il ministero del lettorato:
intervista ad Alessio Pilloni

 

Pubblichiamo di seguito l’intervista al nostro seminarista Alessio, che sabato 9 novembre riceverà il ministero del lettorato nella cappella del Seminario Regionale, assieme ad altri compagni di altre Diocesi che, però, riceveranno l’accolitato.

Brevemente, chi sei, da dove vieni e quale percorso ti ha condotto in seminario?

Alessio: Sono Alessio Pilloni 23 anni, sono nato a Serramanna e provengo dalla Parrocchia di Sant’Ignazio da Laconi.

Fin da piccolo ho frequentato la parrocchia dove attraverso il catechismo mi sono preparato a ricevere i Sacramenti, nel servizio del chierichetto e frequentando l’oratorio.

 

Chi è il lettore?

Alessio: Il lettore è un ministro istituito, il quale presta la sua voce per la proclamazione della parola di Dio, si impegna a educare alla comprensione della Parola e inoltre,ultimo ma non meno importante, il lettore deve cibarsi e vivere secondo quanto proclama.

 

Come senti che può inserirsi il ministero che stai per ricevere nella realtà pastorale nella quale attualmente ti trovi?

Alessio: La parola di Dio non solo ci educa e ci aiuta a crescere, ma allo stesso tempo ci dà conforto e consolazione e spesso nelle corsie dell’ospedale si ha tanto bisogno di questo.

 

Il ministero del lettorato ha come fulcro la Parola di Dio: c’è un versetto/brano che ha inciso e ancora risuona nella tua vocazione?

Alessio: Come versetto per me importante mi porto dietro Mt 4,19,Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini. È il versetto che mi ha accompagnato per il mio primo eccomi dinnanzi alla chiesa il giorno del rito di ammissione e continua ad accompagnarmi ancora oggi per il lettorato. Mi ricorda che ogni passo è sequela nel cammino che il Signore ha scelto per me e che soprattutto davanti a noi nel cammino c’è Lui che mai ci abbandona e che invece è conforto nella difficoltà, luce nei dubbi e aiuto sicuro nel pericolo.

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Corsi estivi per giovani a Selva di Val Gardena

Corsi estivi per giovani a Selva di Val Gardena

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Dal 28 luglio al 7 agosto, in compagnia di una quarantina di giovani provenienti da tutta Italia e accompagnati da una equipe di padri gesuiti, abbiamo trascorso una significativa esperienza di comunità e condivisione nel comune di Selva di Val Gardena.
Così, l’equipe che guida l’esperienza descrive la proposta dei corsi per giovani (19 – 35 anni) a cui abbiamo partecipato: “Questi corsi vogliono accompagnare le persone ad una sempre maggiore libertà e responsabilità, in particolare attraverso una sempre migliore conoscenza delle Scritture, della società e della propria umanità. Corsi di lettura continua del Vangelo, corsi di preparazione a compiere scelte importanti nella vita, corsi in vista di assunzione di responsabilità nella società: sono le proposte, tutte accomunate dal desiderio di formare uomini donne per gli altri”.
Il tema che ha accompagnato le nostre giornate di fraternità era: “L’arte di ascoltare la vita. Per una vita da raccontare con arte”.
Un ascolto, quello messo al centro della nostra permanenza a Selva, affinato con la partecipazione ai vari laboratori (discernimento, musica e Scrittura e storytelling) e la condivisione di lunghe escursioni lungo i sentieri delle Dolomiti, negli ultimi anni battuti da migliaia di giovani desiderosi di ascoltare la vita per leggersi dentro e compiere nel mondo scelte consapevoli.
Tornando in Sardegna, accanto alla gratitudine per il dono ricevuto, portiamo con noi la riscoperta dell’arte di ascoltare noi stessi, Dio e gli altri.

Lorenzo Vacca, Nicolas Arba e Paolo Vacca

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Campo nazionale SG 2024 – Fatta a mano. La responsabilità che manca, che salva, che cambia la vita

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Dal 1 al 4 agosto, in compagnia di altri giovani della nostra diocesi, abbiamo vissuto l’esperienza del campo nazionale del settore giovani di Azione Cattolica.
L’incontro ha avuto luogo a Castellammare di Stabia, una splendida città affacciata sul mare a 30 km da Napoli.
Lì abbiamo incontrato più di cento giovani provenienti da tutta Italia, desiderosi di condividere con altri la loro passione per il Vangelo e ricevere nuovi stimoli dai relatori e dall’incontro coi loro coetanei.
“Fatta a mano” era il tema dell’incontro. Un’espressione sintetica per esprimere il desiderio di riflettere insieme sulla dimensione comunitaria e unitaria della responsabilità. Così il sito del settore presentava le motivazioni del campo: “Le forme di servizio che maturiamo in Associazione interpellano ciascuno di noi, dentro la nostra vita e ci pongono necessariamente in relazione agli altri. Essere responsabili in AC non è un gioco per battitori liberi, bensì di squadra”.
Oltre ai segretari nazionali e agli assistenti del settore giovani e del MSAC, abbiamo ascoltato gli interventi di don Gigi Verdi, fondatore della Fraternità di Romena, e Giuseppe Notarstefano, Presidente Nazionale.
Al Seminario Arcivescovile e alla nostra AC diocesana, la gratitudine per averci coinvolti in una così significativa esperienza di dialogo con tanti coetanei impegnati anch’essi nell’evangelizzazione e nell’accompagnamento dei giovani.

Leonardo Piras e Cristiano Pani

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“Andate e invitate al banchetto tutti”: Veglia missionaria diocesana

“Andate e invitate al banchetto tutti”: Veglia missionaria diocesana

Andate e invitate al banchetto tutti”:

Veglia Missionaria Diocesana

Si è svolta giovedì 17 ottobre la Veglia Missionaria Diocesana presso la Chiesa dei Santi Giorgio e Caterina in Cagliari in vista della XCVIII Giornata Missionaria Mondiale, in programma per domenica 20 ottobre. Nel suo messaggio il Santo Padre invita ogni battezzato a riscoprire il proprio dinamismo missionario, esortando la Chiesa a essere una “Chiesa in uscita”.

L’arcivescovo S.E.R. Mons. Giuseppe Baturi ha presieduto il momento di preghiera, animato dal Centro Missionario Diocesano, diretto da Padre Gian Paolo Uras della Comunità Missionaria di Villaregia, e da alcuni seminaristi del Pontificio Seminario Regionale Sardo.

La parabola evangelica del banchetto nuziale (cfr Mt 22,1-14) e il messaggio del pontefice per la Giornata Missionaria Mondiale 2024 sono stati il filo conduttore della preghiera e della riflessione, attraverso tre scenari sui quali meditare: 1) il rifiuto di chi ha già il “suo” banchetto; 2) l’accoglienza dei “senza banchetto”; 3) il banchetto “derubato”. Tutti siamo chiamati a ricostruire insieme un mondo fondato sulla giustizia e sulla pace, a servire con coraggio il nostro prossimo, a testimoniare la gioia dell’amore in Cristo.

Il Signore opera costantemente attraverso dei testimoni che con coraggio e umiltà si fanno strumento per invitare tutti al Suo banchetto. Annalena Tonelli, laica missionaria, martire in Somaliland, ha risposto con fiducia alla chiamata di Cristo, calandosi fino in fondo tra gli abbandonati, in mezzo alla miseria, all’ignoranza e alla fame. Annalena, come ha ricordato nella testimonianza il nipote Andrea Saletti, ripeteva con forza come il problema dell’Africa sia “la fame dell’amore e la sete della tenerezza”, alle quali l’uomo deve farsi presente con la sua vera essenza, ossia la compassione, che diviene amore, responsabilità e cura. Farsi “concime della terra, da cui Dio farà germogliare dei fiori splendenti di colori”.

L’Arcivescovo nella sua omelia non ha mancato di ribadire come il cristiano sia chiamato a essere colui che veglia davanti alla guerra, alla fame, alla distruzione, per divenire quel punto da cui far sentire i gemiti e le speranze degli uomini. I cristiani nel mondo devono essere luogo di comunione, di amicizia e di amore, quel luogo dove il mondo può ascoltare la voce di Dio e Dio la voce degli uomini che noi rappresentiamo. Ma solo dando noi stessi possiamo rispondere alla domanda profonda dell’uomo, facendoci noi stessi invito di Dio alla festa, con una vita rallegrata che si fa credibilità della gioia della fede in Cristo. Perché tutti coloro che hanno fame e sete possano sedersi a tavola e banchettare alla tavola dell’incontro con Dio.

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Due anni di pastorale a Sant’Ugo: la mia esperienza a Roma

Due anni di pastorale a Sant’Ugo: la mia esperienza a Roma

Due anni di pastorale a Sant’Ugo: la mia esperienza a Roma 

Mi chiamo Cristiano Pani, ho 21 anni e quest’anno ho terminato il biennio filosofico presso il Pontificio Seminario Romano Maggiore.

In questi due anni che ho trascorso a Roma ho prestato servizio nella parrocchia di Sant’Ugo, situata nel quartiere Serpentara; una parrocchia assai giovane, fondata nel 1985 dal cardinale vicario Ugo Poletti, la cui chiesa è stata consacrata nel 1991 e attualmente comprende un territorio di circa 20.000 abitanti. Rispetto ai numeri standard delle parrocchie della nostra diocesi, ho incontrato un ambiente molto più vasto, in cui mi sono potuto confrontare con tante realtà diverse. In primis sottolineo la ricchezza data dalla diversità di provenienze dei sacerdoti, dei diaconi e dei seminaristi che, come me, sono stati in questa comunità durante questi due anni. Si passa, infatti, da Roma alla Colombia, alla Puglia, alla Calabria, Uganda e persino Vietnam; questo ha permesso una condivisione ad ampio raggio, in cui ciascuno ha potuto leggere dai racconti dell’altro come la santa madre Chiesa, in tante forme variegate, continua la sua missione, affidatale dallo stesso Gesù Cristo, di portare la buona novella ad ogni uomo sulla faccia della terra. La stessa parrocchia coltiva lo spirito missionario, collaborando in una missione in Mozambico.

La comunità di Sant’Ugo è molto attiva e si prende cura di ogni persona, attraverso gruppi che coinvolgono tutte le fasce d’età. Il parroco, Don Diego Conforzi, mi ha affidato il compito di parlare di Gesù ai più piccoli, ogni venerdì, seguendo il gruppo dell’Azione Cattolica composto da bambini dai 6 agli 8 anni, collaborando con due ragazze da tempo inserite nell’AC. Lo stesso giorno, con cadenza settimanale, ho affiancato due catechisti del post-cresima, occupandomi quindi dei ragazzi adolescenti, con i quali abbiamo vissuto anche la bella esperienza della convivenza quotidiana negli ambienti parrocchiali, durante i 10 giorni di missione che ogni anno aprono la ripresa in seminario dopo le vacanze estive. In questo stesso contesto ho sperimentato, da una parte, le difficoltà di una grande città, in cui opera anche la criminalità, in quanto, appena arrivato là per la missione, ho subito un furto in cui a me e ai miei compagni sono stati sottratti i bagagli. Dall’altra parte, invece, ho incontrato il buon cuore di tanti cristiani e dei sacerdoti, che con le loro opere buone continuano a risplendere come la lampada che Sant’Ugo tiene in mano e ci hanno aiutato a rimediare al danno subito, per poter continuare la nostra attività con il gruppo dei giovani. Possano valere per tutti loro le parole del Signore quando dice: “Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa” (Mt 10, 42).

Ogni domenica, infine, ho prestato servizio nell’aula del catechismo in preparazione alle prime comunioni, insieme ad una catechista che da tanti anni si dedica a questo; abbiamo accompagnato i bambini nello scoprire sempre di più la buona notizia annunciata nelle Scritture e il tesoro di grazia contenuto nella frequentazione dei Sacramenti.

Con tanta gratitudine per quanto ricevuto, ho terminato quest’anno il mio servizio presso la parrocchia Sant’Ugo, che mi lascia un bel bagaglio di esperienze vissute da custodire.

Cristiano Pani

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