“Annunciare la Parola che salva” – Videointervista a Francesco Cara, istituendo lettore

“Annunciare la Parola che salva” – Videointervista a Francesco Cara, istituendo lettore

“Annunciare la Parola che salva” – Videointervista a Francesco Cara, istituendo lettore

“Non mi piace ridurre il lettorato a un ministero pratico, ma è più un vivere la Parola di Dio e annunciarla, annunciare che questa Parola salva, annunciare che questa Parola è una Parola di bellezza”.

In vista del conferimento del ministero del lettorato, che avverrà sabato 25 maggio presso la cappella del Pontificio Seminario Regionale Sardo in Cagliari, nella celebrazione eucaristica che sarà presieduta da S.E.R. Mons. Corrado Melis, vescovo di Ozieri, abbiamo intervistato il nostro seminarista Francesco Cara. A partire dalla sua storia, Francesco ci racconta cos’è il ministero del lettorato e come questo si inserisce nella realtà pastorale nella quale attualmente si trova, donandoci anche una piccola riflessione sul versetto evangelico che risuona ancora oggi nel suo cuore “Duc in altum” (Lc 5,4).

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Testimonianze di fede e comunità: un anno pastorale a San Luca

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Anagni: un’esperienza formativa fuori dalla Sardegna

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La Dichiarazione Dignitas infinita circa la dignità umana/3

La Dichiarazione Dignitas infinita circa la dignità umana/3

La Dichiarazione Dignitas infinita circa la dignità umana/3 

Proseguiamo con la serie dei contributi (qui e qui i precedenti) che illustrano i principali punti chiave della Dichiarazione Dignitas infinita del Dicastero per la Dottrina della Fede.

Motivazioni teologiche circa la dignità umana

Il secondo capitolo, dai tratti più marcatamente teologici, riguarda le motivazioni per cui «la Chiesa proclama l’uguale dignità di tutti gli esseri umani, indipendentemente dalla loro condizione di vita o dalle loro qualità» (DI 17). Si tratta in sostanza di tre ragioni, legate a tre fondamentali realtà della fede cristiana: l’uomo creato a immagine di Dio (creazione), l’uomo pienamente rivelato da Gesù Cristo (incarnazione) e l’uomo chiamato alla comunione con Dio (resurrezione).

L’uomo creato a immagine di Dio

La Rivelazione mostra il legame fondativo tra l’essere umano e Dio: il racconto fondativo di Gen 1 stabilisce un rapporto originario e originante tra i Creatore e la creatura, plasmata dalla terra a immagine somigliante divina. È per questa provenienza, testimoniata dalla presenza dell’impronta di Dio su ogni essere umano (Gen 1,26) che la creazione getta luce sulla dignità umana: Dio ha creato l’uomo affinché lo conoscesse, lo amasse e stabilisse rapporti di fraternità e pace con gli altri esseri creati. Stando fedeli alla mentalità ebraica che sta dietro il racconto di creazione, l’essere umano è considerato come un’unità organica (nel mondo ebraico non erano presenti le distinzione tra corpo e anima). Così, se la creatura partecipa dell’immagine di Dio in ogni fibra e dimensione del suo essere, «la dignità si riferisce non solo all’anima, ma alla persona come unità inscindibile, e dunque inerisce anche al suo corpo» (DI 18).

Si può notare come il testo proponga una visione olistica dell’uomo, tenendo insieme le due dimensioni di anima e corpo di matrice greca. Avendo citato Gen 1,26 sarebbe però stato più opportuno insistere su una terminologia biblica più corrispondente alla cultura in cui il racconto fondativo della creazione dell’essere umano ha avuto origine. Inoltre, fondare teologicamente la dignità sulla creazione garantisce che essa sia proprietà costitutiva di ogni essere umano anche non cristiano.

L’uomo pienamente rivelato da Gesù Cristo

Oltre ad essere stato creato a immagine e somiglianza di Dio, l’essere umano è creato a immagine del Figlio, colui che del Padre è «immagine del Dio invisibile [εἰκὼν τοῦ θεοῦ τοῦ ἀοράτου]» (Col 1,15; cfr 2Cor 4,4). Con l’assunzione della carne, il Verbo di Dio «ha confermato la dignità del corpo e dell’anima costitutivi dell’essere umano» (Dignitas personæ, 7), poiché in virtù dell’incarnazione Cristo si è legato in qualche modo ad ogni uomo (GS 22). Da questo discende che «ogni essere umano possiede una dignità inestimabile, per il solo fatto di appartenere alla stessa comunità umana» (DI 19). Inoltre, non solo per la sua natura teandrica (umano-divina) ma anche per le sue opere (che l’hanno espressa), Cristo ha rivelato pienamente la dignità di ogni persona: con l’annuncio dell’appartenenza del Regno ai poveri e agli uomini, le guarigioni dalle malattie fisiche e spirituali egli ha rivelato che «l’essere umano è tanto più “degno” di rispetto e di amore quanto più è debole, misero e sofferente» (DI 19).

L’uomo destinato alla comunione con Dio

L’essere umano è destinato alla comunione con Dio: scopo autentico della sua esistenza è l’unione con il suo Creatore, che lo ha da sempre chiamato all’eterna felicità dello stare con lui. In altri termini, la resurrezione di Cristo illumina ulteriormente la dignità della persona. Infatti la dignità dell’essere umano «non è legata solo alle sue origini, al suo venire da Dio, ma anche al suo fine, al suo destino di comunione con Dio» (Evangelium vitæ, 38).

A questa chiamata, l’uomo può corrispondere con la propria libera decisione in una dinamica chiarita dalla distinzione tra immagine e somiglianza di Genesi. Se da una parte l’immagine di Dio non può essere cancellata e perciò la dignità non può mai essere persa, dall’altra la somiglianza a cui ciascuno è chiamato può essere avvicinata se ci si orienta verso il bene, cercando di vivere all’altezza della propria dignità. Così è possibile comprendere «in che senso il peccato possa ferire ed offuscare la dignità umana, come atto contrario ad essa, ma, nello stesso tempo, che esso non può mai cancellare il fatto che l’essere umano sia stato creato ad immagine di Dio» (DI 22).

Davide Ambu

 

 

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«Instaurare omnia in Christo»: l’esperienza pastorale a S. Pio X

«Instaurare omnia in Christo»: l’esperienza pastorale a S. Pio X

«Instaurare omnia in Christo»: l’esperienza pastorale a S. Pio X 

Mi chiamo Lorenzo Vacca e da settembre 2023 mi ritrovo nella parrocchia di San Pio X, dove sto vivendo l’esperienza pastorale insieme al parroco don Giovanni Ligas, al diacono Alberto Giua Marassie alla comunità. È una grande occasione per me, ormai alla fine del VI anno del seminario maggiore, perché si tratta di vivere in maniera sempre più profonda la realtà pastorale, nella quotidianità.

Terminata l’esperienza presso il Policlinico “Duilio Casula” di Monserrato, da fine estate mi ritrovo tra il seminario (dal lunedì al mercoledì) e la parrocchia dove sto la maggior parte del tempo, apprendendo, un poco alla volta, tutte quelle sensibilità pastorali per essere sempre più a servizio della gente e fare sintesi in vista del diaconato. Grazie a don Giovanni sto avendo l’opportunità di osservare il reale impegno di un sacerdote che si spende per la comunità, mettendosi a disposizione delle persone: una parola di conforto, un consiglio, una battuta o anche più semplicemente imparare a stare tra la gente in allegria.

La parrocchia ha diverse realtà e ricchezze umane: non mi riferisco tanto ai numeri degli abitanti o alla quantità delle persone che partecipano alle celebrazioni, ma alla qualità: sono tante le persone che dedicano il loro tempo, le proprie capacità e i talenti per rendere bella la comunità e io non posso che ammirarle e prendere esempio per la loro dedizione e la loro preghiera costante. L’oratorio, i catechisti, gli scout, i ministranti, i cori e le persone che suonano, il gruppo missionario, il gruppo di preghiera “Fraternità francescana di Betania” e la Conferenza vincenziana: tutte realtà che non possono fare altro che impreziosire e arricchire, ciascuno col proprio carisma.

Il mio impegno consiste nel rendermi sempre disponibile per tutto ciò che può servire insieme al parroco, in modo particolare per l’oratorio, i ministranti, il servizio all’altare, la comunione agli ammalati, l’animazione musicale e tutto quel che c’è da fare per la comunità, dai più piccoli ai grandi. Credo però che la parte più profonda di questa esperienza si stia concretizzando nell’assimilare uno stile “sacerdotale” nella donazione di me stesso, soprattutto pregando per la gente e con la gente: non credo che la vera pastorale consista solamente nel fare mille cose, scadendo così in uno sterile attivismo, ma essa prende sempre più vita, forma e produce frutto se ciò che faccio lo compio per incontrare il Signore e accompagnare le persone a saperlo riconoscere nella propria vita.

Questo dunque sto vivendo a San Pio X: imparo, giorno dopo giorno, ad essere sacerdote nella ricerca di uno slancio missionario, a donare me stesso e ad essere sempre a disposizione delle persone, attento ad ascoltare la voce del Signore e a scorgere la Sua presenza in mezzo a noi.

Lorenzo Vacca

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Testimonianze di fede e comunità: un anno pastorale a San Luca

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Anagni: un’esperienza formativa fuori dalla Sardegna

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La comunione pastorale: vita spirituale e cura fraterna nella Parrocchia di S. Carlo Borromeo a Cagliari

La comunione pastorale: vita spirituale e cura fraterna nella Parrocchia di S. Carlo Borromeo a Cagliari

La comunione pastorale: vita spirituale e cura fraterna nella Parrocchia di S. Carlo Borromeo a Cagliari 

La parrocchia di San Carlo Borromeo in Cagliari è la comunità di persone che condividono la vita spirituale nella fede in Gesù Cristo Salvatore, guidati dal parroco don Luca, con la collaborazione dei vari ministri, così si ritrovano insieme per celebrare il culto, per festeggiare momenti di convivialità, per stare insieme semplicemente e fare ad esempio un pellegrinaggio verso un santuario, per servire il mondo attraverso la carità e le opere di misericordia.

Tra le persone che formano questa bella parrocchia ci sono anche quelle che trasmettono la meraviglia del proprio incontro con Gesù, testimoniando agli altri la responsabilità e la gioia di vivere la vita immersi nella Pasqua di Cristo in virtù del Battesimo. Così gli incontri di catechesi preparano i bambini e i ragazzi a celebrare a loro volta gli importanti sacramenti con gusto e consapevolezza.

La cura dimostrata nei confronti dei bisognosi è molteplice. La Domenica, negli ambienti del complesso, la comunità parrocchiale e diverse associazioni solidali aiutano le persone in difficoltà servendo loro il pranzo e generando così un momento in cui chi vive il dramma della solitudine può ritrovarsi insieme per il tempo del pasto e godere dell’altrui compagnia. Anche in determinati giorni del mese ci sono dei volontari che raccogliendo beni di necessità li distribuiscono poi a chi ne è tristemente sprovvisto. In queste dinamiche la fede si fa tangibile, non è qualcosa di astratto e intimistico ma — proprio come ci mostra Dio tante volte— l’amore si concretizza nell’esperienza della comunione.

Alla vita della parrocchia prendono parte tutte le svariate fasce anagrafiche, dai piccoli, ai giovani, alle persone mature. Ciascuno trova una dimensione nella quale incontrare il prossimo, pregare insieme e fare insieme il cammino di santità verso il Regno di Dio. È davvero bello ricevere da tutti costoro il segno autentico dello Spirito Santo che incessante soffia benevolo sulla storia del mondo.

Don Matteo Mocci

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Testimonianze di fede e comunità: un anno pastorale a San Luca

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Catechesi e fraternità pastorale: l’esperienza pastorale a Roma di don Claudio Pireddu

Catechesi e fraternità pastorale: l’esperienza pastorale a Roma di don Claudio Pireddu

Catechesi e fraternità pastorale: l’esperienza pastorale a Roma di don Claudio Pireddu 

Mi chiamo don Claudio Pireddu, diacono dal 17 dicembre scorso, e attualmente studio Catechetica e risiedo nell’Almo Collegio Capranica. Svolgo per il secondo anno consecutivo il servizio pastorale presso la parrocchia di Santa Gemma Galgani a Roma Nord, situata più precisamente nel quartiere di Monte Sacro. Essa consta di circa 8000 fedeli. Due sono i giorni in cui svolgo il servizio pastorale: il mercoledì sera e la domenica mattina; il mercoledì sera io assieme ad altri tre catechisti viviamo un momento di catechesi con gli adolescenti che si preparano alla Cresima; la domenica celebriamo la messa a cui partecipano i ragazzi che stiamo accompagnando. Dopo la messa, ci incontriamo per il pranzo con la comunità presbiterale. Per quanto riguarda le catechesi, abbiamo progettato un ciclo che mira a entrare dentro i tempi liturgici forti: nella Quaresima, ad esempio, un percorso finalizzato a comprendere il valore dello sforzo nel pensarsi persone rinnovate; un ritiro previo alla Pasqua in cui entrare dentro i gesti di Gesù nel Triduo Pasquale e cercare di vivere quelle sensazioni. La bellezza di condividere un tratto di strada con chi sta concludendo il percorso di iniziazione cristiana è una grande gioia, perché si accompagnano i ragazzi verso un mondo che ancora non conoscono aiutandoli ad avere le “lenti” della fede che fanno apprezzare la realtà in modo diverso.

Un altro momento importante è il pranzo della domenica. Forse per alcuni è solo un pasto consumato con altre persone, tuttavia per noi diventa veramente convivialità! Veniamo tutti da posti diversi: chi dalle isole, come me e un sacerdote siciliano, chi dalla Francia o persino dall’America Latina; poter condividere il proprio vissuto diventa veramente un ascoltare ed apprezzare la ricchezza che l’altro mi offre.

L’ultimo spunto vorrei ricavarlo dall’esperienza fatta nelle benedizioni delle case fatte nella medesima parrocchia: ho potuto vedere tante famiglie gioiose, che nonostante le difficoltà e la frenesia di una città come Roma riuscivano a vedere l’aspetto di fede.

Don Claudio Pireddu

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«Fare casa, costruire la Chiesa»: Giornata Diocesana dei Ministranti

«Fare casa, costruire la Chiesa»: Giornata Diocesana dei Ministranti

«Fare casa, costruire la Chiesa»: Giornata Diocesana dei Ministranti

«Fare Casa, costruire la Chiesa»: questo è il tema della Giornata Diocesana dei Ministranti 2024, svoltasi lo scorso 25 aprile a Selargius, presso la Parrocchia del SS. Salvatore.

A colorare i locali della parrocchia retta dai religiosi orionini c’erano ben 105 ministranti, provenienti da 12 parrocchie della Diocesi.

Ad accogliere i presenti è stato il nostro Arcivescovo Giuseppe, che ha espresso la gratitudine per il servizio svolto alla Chiesa da parte dei piccoli chierichetti e ricordato il loro compito di testimonianza e amore alla Chiesa.

La giornata si è poi svolta a partire da un breve sketch sul tema dell’incontro e una catechesi a cura di don Roberto Ghiani, Rettore del Seminario Arcivescovile e Direttore dell’Ufficio per la Pastorale vocazionale, che ha offerto ai giovani ministranti alcune piste di riflessione sulla vita ecclesiale a partire dal brano di Ef 2,19-22.

La riflessione a partire da quanto ascoltato è poi proseguita con le attività preparate e guidate dai giovani animatori della Parrocchia Madonna della Strada.

Al centro della giornata l’Eucarestia presieduta da Mons. Ferdinando Caschili e animata dai canti del coro giovanile diocesano. Nel corso della sua omelia, il Vicario Generale ha esortato i ministranti presenti a partecipare con intensità ed entusiasmo a momenti diocesani di questo genere per vivere con rinnovato slancio l’esperienza cristiana nelle comunità parrocchiali in cui prestano il loro generoso servizio.

Nel pomeriggio, al termine delle attività e con i ringraziamenti di don Ghiani, si è conclusa la Giornata Diocesana dei Ministranti 2024 con il desiderio di rivederci tutti in estate per vivere il Campo estivo per ministranti, sul quale saranno presto fornite indicazione più precise.

Leonardo Piras

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